Google+ La Natura che ci circonda: Quando l'uomo ci mette lo zampino

sabato 27 settembre 2014

Quando l'uomo ci mette lo zampino

Mi capita spesso di fare visite guidate di flora e fauna e ci sono degli argomenti faunistici sui quali è necessario soffermarsi un po' di più, poiché sono collegati a delle problematiche ecologiche notevoli. Quando la gente è interessata e mi ascolta, la visita di 5 voliere può durare anche più di mezzora, poiché gli argomenti non mancano ed in più, spesso, ci sono le domande degli interlocutori.
Il linea di massima le cose da dire sono sempre le stesse per i vari animali: provenienza, habitat, alimentazione, abitudini, fisiologia... ma esistono alcuni punti fondamentali che riguardano alcune specie e che non devono essere trascurati: questi riguardano le specie alloctone [da definizione di Wikipedia: "qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungo) che, a causa dell'azione dell'uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico"].
Partendo dal presupposto che le piante non sono il mio forte, anche se per ovvi motivi le sto studiando, il mio discorso si concentra sempre sugli animali ed anche in questo caso non farò eccezione.
Quali sono le specie aliene (o alloctone) in Italia e perché mai dovrebbero rivestire un tale interesse?! Cinghiali, nutrie, testuggini palustri americane, scoiattoli, lepri, maine comuni, pappagalli; questi sono quelli che mi vengono in mente al momento, ma probabilmente la lista potrebbe essere ancora molto lunga. Tutti questi animali sono stati importati nel nostro paese e poi liberati (volontariamente o accidentalmente) causando diversi problemi. La soluzione migliore sarebbe vietare l'importazione e la vendita di specie esotiche, ma intanto, siccome questa idea non passa nemmeno lontanamente nella mente di chi dovrebbe prendere provvedimenti, cominciamo a capire PERCHE' la liberazione di specie alloctone non va affatto bene.
Quando parlo di cinghiali, ovviamente, non mi riferisco a quello appenninico, tipico del nostro paese, ma bensì a quelli d'importazione per uso venatorio (non attacchiamo subito con "ah, cacciatori b@@@@@@@i, sempre colpa loro, sono loro che fanno i danni, ecc. ecc. ecc." perché, sarà anche vero, ma i ripopolamenti a scopo caccia non sono che un lato della medaglia...) che, se non sbaglio, provengono dall'Ungheria, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Questi animali hanno dimensioni ben maggiori rispetto a quelle della specie nostrana e sono anche maggiormente prolifici; questo fatto insieme al non avere nel nostro paese dei predatori naturali se non l'uomo (come già detto qui il nostro lupo non ce la fa a predarli, se non quando si tratti di cuccioli o individui malati o feriti), ne comporta una diffusione fuori dal normale, che sta comportando la sparizione del cinghiale appenninico, più piccolo, ed una prolificazione di questi alloctoni, con colonizzazione di aree dove normalmente non dovrebbero esserci. I danni agli agricoltori sono notevoli, come notevoli sono le richieste di risarcimento (spesso gonfiate). Aggiungiamo che il controllo venatorio non serve ad un beato.....nulla perché sotto forte pressione venatoria gli animali sono portati a riprodursi maggiormente, e ne deriva che dal problema non si esce.

Le nutrie sono una bella gatta da pelare; sono sostanzialmente dei grossi roditori provenienti dal Sud America, simili ai castori ma con la coda da topo (a descriverli così sembrano orribili, ma sono molto simpatiche). Vengono detti "castorini" e sono state importate in Italia allo scopo di allevarle per la produzione di pellicce (e qui, più che agli allevatori che hanno trovato la fonte di guadagno, prenderei a calci coloro che le pellicce le comprano e le indossano favorendo questo genere di mercato). In parte fuggite da allevamenti mal gestiti, in parte liberate da animalisti estremisti e poco acculturati (per non dire altro), in parte, dicono, liberate dagli stessi allevatori quando è passata la moda delle pellicce (boh, ci credo poco, ma non si sa mai), fatto sta che questi animali si sono diffusi in Italia e non solo in maniera esponenziale. Il problema è che, checché ne voglia dire qualcuno che si reputa "unico esperto attendibile del settore" (e non so perché, ma degli "unici esperti" ho sempre diffidato), questi animali sono un flagello, non tanto per le coltivazioni visto che preferiscono vegetazione palustre, quanto perché hanno la brutta abitudine di scavare le tane lungo gli argini dei fiumi, che stanno distruggendo, e perché sono ghiotte di piante acquatiche, che stanno pian piano facendo sparire. Un esempio è dato dalla Ninfea, alla quale è legata anche la sorte di specie animali come il Mignattino piombato che sulle sue foglie costruisce il nido. Questi animali, in più, non hanno da noi predatori naturali; certo, ci sarebbero le volpi, i cani randagi ed in alcune regioni forse le linci, per gli individui più giovani forse anche qualche rapace, ma parliamo di specie autoctone, selezionate per cacciare animali autoctoni; non bisogna mai dimenticare che, anche all'interno della stessa specie, le diverse sottospecie possono differenziarsi radicalmente per abitudini alimentari e che, quando un animale ha una specializzazione, predilige quel tipo di prede e non gradisce cambiarle, per cui è piuttosto difficile convincere specie di predatori autoctoni a cacciare prede alloctone. Per altro bisogna dire che la nutria non è sicuramente un "cliente" facile, visto che parliamo sempre di un roditore che può raggiungere i 17 kg di peso e che non resta fermo davanti alla volpe (10-11 kg) a dire "si, ti prego, predami!". Myocastor coypus si è meritata un posto fra le 100 specie invasive più dannose al mondo ed ha scatenato una guerra interna fra gli animalisti sull'opportunità o meno della sua eradicazione.

Ora passiamo alle mie amichette del cuore: le testuggini palustri americane. Anzi, no! Queste le salto a pie' pari perché gli ho già dedicato un post e perché dopo che hanno sterminato una nidiata di germani reali nel laghetto del parco, mi sono rimaste un po' indigeste. Se vi interessano le trovate qui.

T. scripta e germani reali


Degli scoiattoli ho parlato nel post precedente e non mi sembra il caso di ripetermi così presto, quindi passiamo alla lepre. Questo leporide è uno dei miei animali preferiti; l'ho vista per la prima (ed unica da viva) volta in 26 anni di vita l'estate scorsa, mentre ero in campagna. Si è fatta un bel pezzetto di strada davanti alla mia macchina per poi scappare fra la vegetazione; che emozione che è stata. Non ho mai saputo se quella lepre di circa 3 kg che mi saltellava davanti, era una ormai rarissima Lepus corsicanus o una fin troppo comune Lepus europaeus. Non fraintendetemi, quando dico "fin troppo comune" non mi riferisco alla specie in sé, ci mancherebbe, ma al fatto che nel nostro paese è troppo presente; mi spiego meglio: la lepre endemica della penisola sarebbe la lepre italica (ovvero la corsicanus), che però, a causa dei ripopolamenti a scopo venatorio della lepre comune (europaeus), sta via via scomparendo. Mio padre mi racconta spesso che fino ad una trentina di anni fa, la lepre italica era molto comune anche da noi, ma che dopo un certo periodo dall'importazione della comune, non se ne sono più viste. Di conseguenza siamo all'ennesimo danno umano contro la Natura.

La maina comune è uno sturnide originario dell’India e dell’Asia centro-meridionale, dove è molto ben visto dagli agricoltori per la sua dieta prevalentemente insettivora che lo rende un ottimo difensore delle coltivazioni dagli insetti dannosi. Proprio a questo scopo furono importate in altri paesi, in cui le cavallette infestavano le coltivazioni; peccato che una volta tolti dal loro habitat, questi animali abbiano pensato bene di cambiare abitudini alimentari e cominciare a cibarsi di frutta.  Non è una specie nostrana, ma ci sono segnalazioni d’individui nidificanti anche in varie parti d’Italia, probabilmente dovute ad uccelli aufughi adattati all’ambiente del nostro paese. A causa della sua altissima capacità di adattamento, che l’ha portata a colonizzare moltissimi Paesi differenti ed estranei al suo areale d’origine, anche la Maina comune è stata inserita nell’elenco delle 100 specie invasive più dannose al mondo.


Ora, a parte le maine e tutto il resto, io sono rimasta veramente sconvolta durante una passeggiata a Roma nella bellissima Villa Ada. Sentivo un verso conosciuto, così ho provato a sollevare lo sguardo ed ho visto che gli alberi erano invasi dai pappagalli. Non ho potuto vederli bene perché erano sugli alberi, ma mi sono sembrati parrocchetti monaci. Ora, da dove arrivino non ne ho idea; probabilmente anche quelli sono soggetti fuggiti dalla cattività che poi si sono adattati ai nostri climi e riprodotti, ma anche questa è una cosa di un'enorme gravità: a parte il fatto che i pappagalli mangiano semi, frutta e verduta diventando potenziali flagelli per le coltivazioni, la cosa che non bisogna trascurare è che anche questi animali entrano in competizione per cibo e territorio con le nostre specie, evidentemente avendo la meglio, visto quanto si stanno diffondendo e visto che praticamente non ho visto altre specie, se non corvidi. Le specie coloniali, ovviamente, possono meglio difendersi da questi invasori stranieri, ma per quanto riguarda gli animali solitari, come la mettiamo?!

Pappagalli Ara


Dimenticavo di aggiungere alla lista il visone americano, la cui storia è similare a quella della nutria, con la differenza che questo è entrato in competizione con un conspecifico, ovvero il visone europeo, che sta pian piano avendo la peggio.

Ora vi chiederete: "ok, bel discorso noioso, ma dove vuole arrivare?!". Sicuramente il mio scopo primario è quello di mettere a conoscenza del problema e di far capire alle persone che se comprano una tartarughina, un pappagallino o qualsiasi altra specie esotica, devono farlo coscientemente, informandosi prima su ciò che stanno acquistando e non pensando poi di liberarli in natura quando non riescono più ad occuparsene; questo già non va bene con un cane o un gatto (se lo vuoi adottare valuti prima se sei allergico, se devi andare in vacanza, se sporca o se ai vicini dà fastidio; non lo prendi per abbandonarlo alla prima seccatura e/o difficoltà), ma ancora meno va bene con gli alloctoni, siano essi testuggini, pappagalli, serpenti o qualsiasi altra specie.


La verità è che dove voglio arrivare non lo so nemmeno io, perché da un lato sono assolutamente cosciente del fatto che queste specie sono dannose per l'ecosistema ed andrebbero eradicate il più velocemente possibile; dall'altro so anche che questi animali non hanno nessuna colpa se si trovano qui a far danni, poiché sono vittime inconsapevoli della - è proprio il caso di dirlo - deficienza umana. Tuttavia, nemmeno le nostre specie che stanno scomparendo hanno colpa, per cui chi condanniamo?!
Be', io personalmente sono dalla parte della Natura e quindi del suo equilibrio e del mantenimento degli ecosistemi, il che vuol dire che, se è giusto importare e ripopolare gli animali di specie autoctone che dall'uomo sono stati distrutti in determinate zone per ricreare gli ecosistemi, è altrettanto giusto rimediare ai danni fatti e proteggere queste specie eliminando le altre aliene. Penso, si, ai singoli individui, ma credo che non sia corretto distruggere un'intera specie (magari endemica) per salvaguardarli; di conseguenza, anche se con qualche riserva, sono a favore dell'eradicazione, anche se fatta in maniera cruenta (il che non vuol dire semplicemente dare mano libera alla doppietta, visto che da sola è inutile; tante scuse agli "sparatori") e trovando qualche altra soluzione valida per salvare e salvaguardare il mondo e la Natura di cui siamo ospiti... molto ingrati.







2 commenti:

  1. Io vivo nella zona del fiume Brenta, un luogo bellissimo ricco di Storia e Cultura, arricchito da numerose Ville palladiane. Purtroppo però l'uomo ci ha messo la mano: oltre alle varie nutrie, inserite da allevatori e poi liberate quando il mercato delle pellicce è crollato.
    Per non parlare delle testuggini palustri, dei gamberi della Florida.....tacendo poi del pesce Siluro e del Carassio.
    Bello, vero? :(
    Un ecosistema quasi distrutto.
    Da animalista sono dispiaciuto sia per loro, animali allogeni, sia che per le specie autoctone.

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    1. Ciao Nick, grazie per il commento molto pertinente e razionale.
      Purtroppo quando si fanno i ripopolamenti senza usare il buon senso si ottengono questi risultati; inoltre non facendo educazione ambientale (materia che secondo me dovrebbe essere presente a scuola) spesso la gente fa danni senza nemmeno saperlo... ed i danni ad un ecosistema purtroppo non sempre sono reversibili o quando lo sono ci vogliono centinaia di anni prima che la situazione torni accettabile.

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